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Engels, Friedrich.

Pensatore, teorico del socialismo e rivoluzionario tedesco. Appartenente a una famiglia di ricchi industriali e commercianti della Renania, di tendenze ultrareazionarie, sin dai primi anni della giovinezza ebbe a lottare contro l'atmosfera familiare dominata da un gretto spirito pietistico, legato a tradizioni calviniste e puritane (suo padre ricopriva varie cariche ecclesiastiche), espressione ideologica di un capitalismo in via di formazione. Non gli fu facile la via dell'emancipazione, ma riuscì infine a svincolarsi dalle idee reazionarie della propria famiglia e da ogni concezione religiosa, orientandosi dapprima verso il liberalismo, poi verso posizioni sempre più chiaramente democratiche e rivoluzionarie che lo dovevano portare, poco più che ventenne, a una militanza ideologica e politica a fianco di C. Marx. Studiò sino ai 14 anni in un collegio di Barmen, dominato dallo stesso spirito pietistico dell'ambiente familiare. Frequentò poi il liceo a Elberfeld, dove poté in parte liberarsi dall'atmosfera soffocante della casa paterna. La sua aspirazione alla libertà trovò inizialmente espressione negli ultimi conflitti religiosi, mentre dallo spettacolo della spaventosa miseria che opprimeva la classe operaia del suo Paese cominciò a maturare in lui la coscienza dello sfruttamento, unitamente alla repulsione per la religione, che gli appariva come un vero e proprio inganno. Non poté seguire, come desiderava, studi giuridici, poiché, quale primogenito, era stato destinato dal padre alla conduzione dell'azienda familiare, e dovette lasciare il liceo un anno prima di conseguire la licenza. Nel settembre 1838 andò a compiere il suo tirocinio aziendale presso un'importante casa d'esportazione di Brema dove, lontano dalla rigida tutela familiare, poté sviluppare liberamente le proprie tendenze, pur essendo ospite di un pastore di orientamento ortodosso. Andò così liberandosi dalle idee reazionarie assorbite nell'ambito familiare, adottando una concezione razionalistica e liberale della religione. Spinto dal suo entusiasmo per le idee progressiste e dal desiderio di lottare contro ogni tendenza reazionaria, entrò in contatto con la stampa liberale, diventando a soli 19 anni un attivo collaboratore di alcuni giornali, firmandosi con lo pseudonimo di Friedrich Oswald. Questi suoi primi articoli testimoniano della sempre più netta presa di posizione a favore del Liberalismo e della democrazia, contro ogni oscurantismo religioso e politico. La denuncia dello sfruttamento della classe operaia rafforzò la sua opposizione alla società borghese, conferendo alle sue tendenze liberali un carattere democratico che doveva più tardi aprirgli la strada verso il socialismo. Condotto all'Hegelismo da D.F. Strauss, la cui Vita di Gesù lo aveva aiutato a liberarsi di ogni credenza religiosa, si impegnò nello studio del sistema hegeliano, interpretandolo in senso progressista. Trasferitosi a Berlino per compiervi il servizio militare, partecipò direttamente alla lotta della Sinistra hegeliana, denunciando le tendenze reazionarie di Schelling e impegnandosi politicamente per la trasformazione delle istituzioni politiche e sociali. Dopo aver preso parte all'attività del Circolo dei Liberi, sotto l'influenza di R. Hess, che gli aveva dimostrato come il comunismo fosse la conseguenza e la realizzazione pratica dell'umanesimo di L. Feuerbach, giunse a dichiararsi "comunista" sin dal 1842, prima di Marx. Molto importante per la sua maturazione politico-ideologica fu il soggiorno in Inghilterra, dove si era recato nel novembre 1842 per compiervi l'apprendistato nella fabbrica di Manchester di cui il padre era comproprietario. Venne così a contatto con un ambiente economico, sociale, politico e ideologico molto diverso da quello tedesco e dell'Europa continentale in genere. Il grande sviluppo industriale inglese gli consentì di rendersi meglio conto delle leggi che governano la produzione moderna nel sistema capitalistico, rivelando l'antagonismo fondamentale fra la proprietà privata dei mezzi di produzione e il carattere collettivo che il modo di produzione andava assumendo in misura sempre maggiore. Tale contrapposizione si allargava ai rapporti sociali tra borghesia e proletariato, a mano a mano che questo prendeva coscienza dei suoi interessi di classe e della natura dello sfruttamento capitalistico. Di fronte allo spettacolo della miseria operaia e sotto l'influenza del movimento rivoluzionario del proletariato inglese, E., convinto che l'Inghilterra fosse alla vigilia di una grande rivoluzione sociale, trasformò il Comunismo sentimentale ereditato da R. Hess in una dottrina di azione rivoluzionaria che cominciò ad esporre negli articoli scritti per la "Gazzetta Renana" e che ne segnarono il passaggio dall'ideologia giovanile hegeliana alla concezione materialistica della storia. Nel 1844 infatti pubblicò Die Umrisse zu einer Kritik der Nationalökonomie, in cui gettava le basi del materialismo storico al quale era giunto indipendentemente da K. Marx. Nel 1845 pubblicò La condizione della classe operaia in Inghilterra, un'opera destinata a diventare famosa e che, insieme ai Manoscritti economico-filosofici (1845) di Marx, segnò il rovesciamento della filosofia idealistica, ponendo in primo piano l'economia politica in quanto chiave di tutti i problemi filosofici, politici e sociali. Al 1845 risale il suo incontro con Marx a Parigi (il loro primo incontro era avvenuto nel 1842) che doveva svilupparsi in una profonda amicizia e collaborazione, legando definitivamente il nome dei due, avvicinati da una profonda identità di vedute che doveva portarli insieme a sviluppare la dottrina del materialismo scientifico e a porsi come guida del proletariato. A fianco di Marx lo troviamo nel 1845 a Bruxelles nei "comitati di corrispondenza" nei gruppi d'azione facenti capo alla Lega dei Giusti; nel 1847 alla direzione della Lega dei Comunisti; nel 1848 dell'Associazione per l'unione e la fratellanza dei popoli, dopo aver redatto il Manifesto del Partito Comunista, pubblicato a Londra nel febbraio 1848. Nella primavera di quell'anno fece ritorno in Germania con Marx e molti altri aderenti alla Lega dei Comunisti per partecipare al moto rivoluzionario che era da poco scoppiato. E. operò attivamente nella sommossa operaia che ebbe luogo nella sua città natale e, in seguito, nel Palatinato. L'esito negativo della rivoluzione lo costrinse a riparare in Svizzera, in Francia e finalmente in Inghilterra dove entrò come impiegato e poi come socio nell'azienda paterna Erman & Engels di Manchester. Questa sua posizione economica privilegiata gli consentì di sostenere sul piano economico l'amico Marx. Nel 1870 si trasferì a Londra dove entrò a far parte del Consiglio generale dell'Internazionale e dopo la morte di Marx (1883), pubblicò il secondo e il terzo volume del Capitale e ne curò le altre opere postume, onorato come suo erede naturale e capo del movimento proletario marxista che andava sviluppandosi su basi internazionali. Secondo le sue ultime volontà, le sue ceneri furono disperse in mare. I molteplici interessi culturali di E., che spaziavano dalla scienza naturale a quella militare, dalla storia alla linguistica, si riflettono anche nei suoi scritti politici. Pur applicando il metodo dialettico a ogni ricerca, egli accentuò il momento del costante progresso storico e in ciò si differenziò da Marx che tendeva a mettere piuttosto in luce le tensioni (V. MARXISMO). Nell'ambito della teoria marxista a E. si deve l'esposizione più completa del materialismo dialettico, la cui elaborazione era praticamente già compiuta intorno al 1850 e che costituì il presupposto di tutte le opere di Marx, il quale però non l'enunciò mai compiutamente. Per E., come per Hegel, il valore della dialettica consiste nel fatto che essa permette di scoprire nella storia un'evoluzione necessaria: la storia dell'umanità non è "un confuso garbuglio di azioni violente, tutte egualmente condannabili dal giudizio della ragione filosofica... ma il processo di sviluppo dell'umanità stessa". L'elaborazione di E. del Materialismo dialettico tratta principalmente dell'uso dell'interpretazione economica della storia. Egli però afferma che il merito particolare della dialettica consiste nel suo tener conto dell'interpretazione di tutti i diversi fattori che si presentano insieme in una data situazione storica: "Secondo la concezione storica materialistica, il fattore decisivo in ultima istanza è la produzione e la riproduzione della vita reale. Più di questo né Marx né io abbiamo mai asserito... La condizione economica è essenziale, ma i vari elementi della sovrastruttura - le forme politiche dei conflitti sociali, e i loro risultati, le costituzioni - le forme giuridiche, e anche i riflessi di questi conflitti reali nei cervelli dei partecipanti, le idee politiche, giuridiche, filosofiche, religiose, tutto ciò esercita un'influenza sullo sviluppo delle lotte storiche, e in molti casi ne determina la forma". Inoltre essendo molto scarse le indicazioni di Marx sulla struttura interna del partito, di cui egli dava per scontato il carattere democratico, interessanti sono le osservazioni di E., quale massimo rappresentante del Marxismo, alla luce dei successivi dibattiti e soprattutto delle divergenze tra Lenin e Rosa Luxemburg. Nelle sue Lettere a A. Bebel, E. si espresse con assoluta chiarezza sulla democrazia interna del Partito e per la libertà di critica in cui egli vedeva la sola garanzia di vitalità per un grande partito: "Nessun partito, in nessun Paese, può condannarmi al silenzio, se sono deciso a parlare". Secondo E. il Partito ha bisogno della scienza socialista "e questa non può vivere senza libertà di movimento", ragione per cui è necessario accettare anche i fastidi che tale libertà può arrecare. Oltre alle opere scritte in collaborazione con Marx, ricordiamo: Grundsätze des Kommunismus, 1847 (I fondamenti del comunismo, 1920); Der Status Quo in Deutschland, 1847; Der deutsche Bauernkrieg, 1870 (La guerra dei contadini in Germania, 1949); Zur Wohnungsfrage, 1872 (La questione delle abitazioni, 1950); Anti-Dühring, 1878; Die Entwicklung des Sozialismus, von der Utpie zur Wissenschaft, 1882 (L'evoluzione del socialismo, dall'utopia alla scienza, 1951); Der Ursprung der Familie, des Privateigentums und des Staats, 1884 (L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, 1955); Zur Geschichte des Bundes der Kommunisten, 1885 (Storia della Lega dei Comunisti, 1945); Ludwig Feuerbach und der Ausgang der klassischen deutschen Philosophie, 1886 (Feuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica tedesca, 1950); Dialektik der Natur, pubblicato postumo 1933 (Dialettica della natura, 1950) (Barmen 1820 - Londra 1895).